Con il tracciamento saltato, evidente in questi giorni anche per il caos tamponi, la Lombardia rischia un gennaio da incubo al rientro in città dei cittadini e alla riapertura delle scuole. Per evitarlo, è necessario che Regione chiami tutto il privato accreditato – oggi infatti solo alcuni soggetti si sono messi a disposizione – al servizio pubblico per eseguire i test e per vaccinare il più in fretta possibile la popolazione non ancora coperta dalla terza dose o in attesa della prima, come gli under 12. La lotta al Covid non può essere uno sforzo solo della sanità pubblica. Il sistema sanitario in Lombardia infatti, come affermato dalla legge regionale, pesa già oggi per quasi il 50 per cento sul privato accreditato.
Le file di ore fuori dalle farmacie per accedere a un tampone, i test rapidi fai da te esauriti quasi ovunque, i medici che non riescono a prenotare un test sulla piattaforma regionale per i propri pazienti e la circolare dell’ufficio scolastico regionale che sospende le verifiche sugli alunni entrati in contatto con compagni positivi sono la prova provata che serve uno sforzo aggiuntivo da parte di tutti, pubblico e privato. Allo stesso tempo bisogna potenziare i laboratori di analisi. Non possiamo bloccare il sistema sanitario.
Le altre malattie non sono in vacanza
Gli esami, le operazioni e gli screening per le altre patologie devono poter riprendere. Altrimenti avremo un’emergenza nell’emergenza.
Dobbiamo metterci in testa che dovremo convivere con questo virus molto a lungo. Per chi è vaccinato, nella maggior parte dei casi, si tratta di una forte influenza. Dobbiamo salvaguardare gli ospedali e i contesti più fragili, come le Rsa e i centri disabili. E se dobbiamo pensare ad un lockdown, farlo esclusivamente per i non vaccinati, che sono quelli che rischiano di più.