“Ad una prima lettura mi sembra che non sia questa la riforma che serve ai lombardi. Non che ci aspettassimo di più, ma se con Maroni si parlava di evoluzione del sistema sanitario lombardo, oggi la parola d’ordine è ‘sviluppo’. Insomma, Moratti e la Lega tengono in piedi un sistema che non ha funzionato e semplicemente, utilizzando le risorse del PNRR, aggiungono alcuni degli elementi che il Governo aveva imposto di introdurre a dicembre scorso e quanto necessario per ottenere le risorse europee, dopo la fine della sperimentazione della riforma del 2015. Dubitiamo fortemente che questo strano mix, senza cambiamenti più profondi, possa funzionare. Ora finalmente c’è un testo, speriamo di poterci confrontare apertamente in Consiglio regionale. E mi aspetto che la giunta ascolti e coinvolga il nostro territorio nelle necessarie modifiche e nella necessaria costruzione di quella medicina di territorio la cui assenza è e sta pesando fortemente, a partire dalla ripresa degli esami e dei ricoveri ‘saltati’ a causa del covid, dalla carenza dei medici di base, dalla necessità di investire sull’assunzione e la stabilizzazione del personale fino alla costruzione delle ‘case di comunità’, che dovranno veder coinvolti i sindaci e le varie associazioni”.