Istituire un Comitato tecnico che si attivi subito, aumentare il panel analitico da 7 a 24 composti, come prevedono le direttive europee e la legge italiana, e il numero di campioni d’acqua prelevati da analizzare, monitorare costantemente i casi più critici. Sono le richieste inoltrate ieri mattina dal gruppo consiliare del Pd in commissione Ambiente, dopo l’audizione sulla presenza di Pfas, le sostanze perfluoro alchiliche nelle acque e nei terreni della Lombardia, con la Direzione generale Ambiente e clima, la Direzione generale Enti locali e utilizzo della risorsa idrica e Arpa Lombardia.
Siamo in attesa delle linee guida dell’Unione europea, che arriveranno ormai dopo le elezioni e che vogliono rendere comuni metodi e limiti per tutti i Paesi membri, ma nel frattempo il decreto legislativo 18/2023, che recepisce la direttiva europea ed entra in vigore da gennaio 2026, stabilisce l’analisi nelle acque potabili di 24 composti per i poli-fluoroalchilici. Regione Lombardia finora ne analizza solo 7, ma abbiamo chiesto che subito venga applicato questo ampliamento del monitoraggio. E vanno aumentati anche i campioni prelevati, perché ci siamo resi conto che attualmente sono molto pochi e l’audizione di ieri lo ha confermato. E siccome da gennaio 2026 scatteranno, appunto, i nuovi obblighi di verifica, è bene prepararsi fin da ora. Ecco perché è molto importante avviare immediatamente anche un team tecnico che annuncia anche una mozione del gruppo sul tema.
Teniamo presente, poi, che è stata presentata da cinque Paesi membri una proposta di restrizione dell’uso di un’ampia gamma di Pfas . Quando questa procedura sarà terminata e si sarà deciso cosa fare, l’elenco aumenterà ulteriormente, quindi siamo in attesa anche del risultato di questo iter. Si sapranno così quali saranno i composti messi al bando e aumenterà il numero delle sostanze da monitorare. Facciamoci trovare pronti”.
Nella mozione, inoltre, il Pd chiede che il Comitato metta a punto il monitoraggio dei Pfas nel ciclo dei rifiuti, con particolare riferimento al percolato delle discariche, nelle acque in uscita dagli impianti di depurazione e nei fanghi utilizzati in agricoltura, che venga aperto un confronto con le categorie produttive per conoscere il livello di utilizzo dei Pfas nell’industria lombarda e sulla presenza di esperienze di sostituzione dei composti Pfas con altri che non impattino sulla salute umana, che si individuino momenti di confronto con associazioni e comitati locali che dimostrino attenzione al problema soprattutto in quei territori dove esistono maggiori criticità.
Tutto questo ragionamento va fatto adesso, in modo che arriviamo al 2026 già pronti a operare al meglio per garantire la salute dei cittadini e il controllo rigoroso delle acque potabili e di quelle superficiali utilizzate per l’irrigazione dei campi, visto che riguardano la filiera alimentare e le falde. Ecco perché riteniamo fondamentale anche una collaborazione stretta tra le varie parti in causa, Regione, Arpa, Direzione regionale del Welfare, Commissioni Ambiente e Sanità, enti territoriali. Per affrontare questo tema importante serve una riflessione molto ampia