Matteo Piloni/ Aprile 23, 2024/ La settimana in Consiglio/ 0 comments

Ci sono 19 nuovi comuni del lodigiano interessati da restrizioni a causa della peste suina africana, come comunicato dall’Unione Europea. Ma il perimetro è ancora più largo, perché interessa anche il territorio milanese, a partire dal comune di San Colombano al Lambro. Segno evidente che tutta la strategia messa in campo da Regione Lombardia per il contenimento della diffusione del virus, a salvaguardia dei territori e delle imprese coinvolte, non sta funzionando. Sconta ritardi e lacune. Oggi, per evitare che l’intero comparto suinicolo e la filiera derivata subiscano ricadute pesanti in termini di perdite, servono misure urgenti e supplementari. Occorre che Regione Lombardia prenda in considerazione le azioni che, come PD, abbiamo più volte portato all’attenzione del Consiglio, attraverso mozioni e interrogazioni.

La PSA è un virus molto resistente che si propaga con rapidità e fin da gennaio 2022, quando c’è stato il primo caso ad Ovada, Regione Lombardia ha tardato nel deliberare la messa in sicurezza degli allevamenti: il primo bando per le recinzioni anticinghiali non coinvolgeva tutti i territori della pianura popolati da allevamenti. Un errore miope, visto che i virus riescono a propagarsi in tempi brevissimi e in aree vaste se non ostacolati fin dal loro insorgere.

Il Gruppo regionale del Pd da mesi insiste nell’indicare alcune misure per contrastare la diffusione della peste suina africana: individuare opportune aree di depopolamento, in particolare e prioritariamente nelle province di Lodi, Pavia, Cremona e Mantova e nella Città Metropolitana di Milano; aumentare notevolmente in questi stessi territori il prelievo di cinghiali selvatici e le analisi di campioni sui suini da allevamento; installare una segnaletica adeguata che informi sui comportamenti da tenere al fine di limitare il contagio; valutare il divieto al pascolo dei suini e che siano poi sostenute da Regione le spese per l’acquisto di paglia e foraggio per gli allevatori interessati dalla restrizione; riunire urgentemente il Gruppo operativo territoriale regionale; incrementare il personale veterinario; coinvolgere maggiormente gli Ambiti territoriali di caccia; cofinanziare l’installazione in tutti gli allevamenti suinicoli lombardi delle strutture e delle tecnologie di sanificazione e anticontagio; chiedere l’intervento dell’Esercito per controllare il contagio e recuperare carcasse infette.

L’allarme PSA sta salendo tra gli allevatori e le categorie economiche nelle nostre province, territori con una forte vocazione alle esportazioni di salumi. Occorre considerare i danni per gli allevamenti che si trovano nelle zone in restrizione: questi, infatti, subiscono ulteriori limitazioni alla commercializzazione dei capi. Anche su questo fronte Regione dovrebbe intervenire: serve far pressioni sul Governo perché le aziende che alzano un cordone sicurezza non possono essere equiparate ad aziende infette.

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