Sulla diffusione della peste suina africana la preoccupazione è tanta, così come la sottovalutazione della giunta regionale. E’ per questo che, insieme ai colleghe Marco Carrae Roberta Vallacchi, abbiamo sollecitato nuovamente la giunta a muoversi.
È evidente che ormai le province di Cremona, Lodi e Mantova sono “circondate” e vanno messe in atto misure per evitare l’ingresso del virus nei nostri territori, intensificando i controlli e le attività di contrasto, cosa che non sta avvenendo.
Regione Lombardia si sta limitando a fare raccolta di dati, mentre andrebbero messe in atto azioni come la creazione di aree di depopolamento, il prelevamento e l’analisi di molti più campioni sui cinghiali selvatici e sui maiali da allevamento, l’installazione di una segnaletica adeguata che informi sui comportamenti da tenere al fine di limitare il contagio e che dia notizia di quanto si sta facendo, il coinvolgimento degli Ambiti Territoriali di Caccia (ATC) e l’installazione a tappeto di strutture di sanificazione ed anticontagio in tutti gli allevamenti suinicoli.
Perchè queste cose non vengono fatte?
Il contrasto al contagio da PSA sarebbe di competenza della Direzione Generale Welfare di Regione Lombardia che però non sta facendo assolutamente nulla. Gli unici piccoli interventi messi in atto dalla Regione vengono dall’assessorato all’Agricoltura ma non sono sufficienti e la struttura commissariale nazionale per la PSA si sta dimostrando del tutto inefficace e non esiste nessuna azione coordinata sui vari livelli.
Dei GOT (Gruppi Operativi Territoriali) richiesti dal commissario nazionale ad agosto 2023, la Regione Lombardia ne ha deliberato uno solo, di fatto centralizzandolo e non sono ancora stati nominati i suoi componenti. Per essere efficaci i GOT devono essere coordinati a livello locale e non centralizzati.
Con queste premesse, rischiamo che a giugno il virus entri anche nelle province di Cremona, Lodi e Mantova e questo significherebbe mettere a rischio la filiera suinicola dei nostri territori. Siamo stanchi di questa situazione! Ed è per questo che stiamo continuando a denunciare, a fare interrogazioni e a presentare proposte. Noi, di fare la parte di quelli che ‘ve l’avevamo detto’, non ne abbiamo voglia. Servono azioni concrete