Per decenni è stato detto che la Lombardia è la “locomotiva d’Italia”. Ma, oggi, è ancora così? Prima di Natale è stato pubblicato uno studio realizzato dall’economista Roberto Romano e dallo statistico economico Paolo Maranzano che, numeri alla mano, dimostrano e spiegano che non è più così. Da tempo.
Se, infatti, solo fino a tre anni fa la Lombardia compariva tra le prime cento regioni europee, oggi si colloca appena al 128mo posto.
La crescita del PIL della nostra Regione tra il 2000 e il 2008 era alla pari di altri stati europei, come Francia e Germania. A partire dal 2009, tuttavia, inizia a registrarsi un importante rallentamento, che la porta a maturare nel 2021 un ritardo di 10 punti rispetto a Germania e Francia. La conferma, purtroppo ormai da alcuni anni, di una crescita a velocità ridotta rispetto agli altri Paesi europei con i quali la Lombardia si è sempre, e si dovrebbe sempre, confrontare.
Secondo questo studio i motivi sono soprattutto due: crescita della produzione e degli investimenti molto contenute e un mercato del lavoro con un peso basso sulla ricchezza generale.
Qual è il punto centrale? Non riusciamo più a stare al passo e a competere con gli altri paese europei.
La dinamica delle principali variabili economiche della Lombardia registra, alla fine, la difficoltà di struttura nell’adeguamento ai nuovi assetti tecnologici dell’economia europea e internazionale; una difficoltà che diventa tanto più grave quanto più il capitale e il lavoro sono privi della necessaria intermediazione di una guida pubblica. In poche parole, è come avere una Ferrari ma non essere in grado di guidarla. E così è stato per chi ha guidato la nostra Regione negli ultimi anni. Tra poche settimane, il 12 e 13 febbraio, si vota per la Lombardia e questi argomenti dovrebbero essere al centro delle scelte di chi la governerà.
La domanda è: come può rilanciare la corsa della Lombardia chi ha la responsabilità del suo rallentamento? Io credo che solo il cambiamento potrà dare una scossa positiva al suo rilancio e a quello dei nostri territori.