Matteo Piloni/ Luglio 11, 2024/ La settimana in Consiglio/ 0 comments

Nel solo 2023, all’interno delle strutture pubbliche delle Asst di Cremona e di Crema, si sono registrati ben 134 episodi di aggressioni ai danni del personale sanitario, 129 a Cremona e 5 a Crema.
Ciò significa che, in media, c’è un professionista che viene aggredito ogni due giorni e mezzo.

Balza all’occhio la notevole differenza tra i dati dell’Asst di Cremona e quella di Crema, e su questa differenza sarà importante approfondire i motivi che si possono individuare anche tra le mancate segnalazioni di aggressioni o minacce verbali.

Purtroppo i dati ci dicono chiaramente che dobbiamo fare di più per prevenire la violenza nei presidi sanitari.
Notiamo che, sul totale, oltre il 71% riguarda aggressioni, fisiche o verbali, a danno di infermieri: presso l’Asst di Cremona sono stati registrati 92 casi, di cui 12 riguardano infermieri pediatri, e 4 a Crema. Il personale medico è stato bersaglio in 24 casi (23 erano medici chirurghi) e gli Oss in 7, tutti a Cremona. I pronto soccorso sono i luoghi più sensibili, con 60 aggressioni totali, di cui una soltanto a Crema. Sempre a Cremona sono stati registrati 31 casi in area degenza e 9 presso il servizio psichiatrico. In Ats Valpadana, infine, sono state registrate 4 aggressioni verbali agli sportelli, nei confronti di medici veterinari.

Questi dati allarmanti riflettono comunque una situazione critica non solo a livello locale ma in tutta la Lombardia, dove, tra strutture pubbliche e private, nel 2022 si sono registrate 11.508 aggressioni e nel primo semestre 2023 ne sono state registrate 6.961, con una media di 38 attacchi al giorno.

Le possibili soluzioni❓️
È necessario un intervento forte da parte di Regione Lombardia per tutelare al massimo il personale, non solo applicando la legge regionale del 2020 che fino ad oggi è rimasta lettera morta ma anche potenziando la sanità territoriale e dunque filtrando gli accessi impropri in ospedale. L’eccessiva presenza di pazienti, in particolare nei pronto soccorso, genera infatti molte ore di attesa che alimentano esasperazione, stress e rabbia nei confronti del personale incolpevole che, anzi, subisce la stessa situazione, essendo sotto organico e in prima linea per garantire un servizio.

Ecco perché è necessario investire al più presto nei servizi territoriali, nelle case di comunità e soprattutto in politiche di assunzione di nuove personale sanitario.

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