Se c’è un errore da non fare è smettere di parlare della siccità e degli effetti dei cambiamenti, o meglio, della crisi climatica in Lombardia.
La pioggia di questi giorni dà una tregua e aiuta a far partire la stagione irrigua, ma non cancella il problema. Positivo il fatto che, grazie alla pioggia, si vedono aumentati gli afflussi nei laghi e nei vari fiumi che li alimentano, ma all’appello continua a mancare circa il 35% di acqua, se non di più, partendo dal fatto che la neve non c’è stata.
Serve cambiare radicalmente l’approccio alla gestione dell’acqua: se continueremo a vederla come una questione di emergenza, le misure non saranno mai tempestive e i danni sempre più elevati. Serve un approccio strutturale basato sulla prevenzione, a cominciare da un uso razionale e sobrio della risorsa idrica nell’immediato, partendo contemporaneamente con investimenti e progettazione di infrastrutture per soluzioni più strutturate per il medio termine. In quest’ottica bisogna partire da conoscenza approfondita di tutti i territori per declinare le diverse necessità in azioni concrete, perchè i nostri territori non sono tutti uguali. Serve una pianificazione e una programmazione conseguente nel destinare le risorse dove servono, anche attraverso bandi più semplici ed efficaci. Non basta affidarsi a Giove Pluvio. E soprattutto non serve fare le cose che si sono sempre fatte, soprattutto se fatte male.
E’ del 2018 la nostra richiesta di rivedere la normativa sul deflusso minimo vitale, e la risposta c’è stata solo adesso, cinque anni dopo. Eppure già allora si vedevano i problemi. Anche l’essere tempestivi, in un momento come questo, è importante. Le nostre aziende e i nostri territori non possono permettersi di aspettare i tempi, lunghi, di Regione Lombardia.