POST LUNGO
Ieri mattina ho partecipato all’incontro con l’assessore Moratti in Ospedale a Cremona. Un incontro incentrato sul progetto del nuovo ospedale. Dato che non è stato possibile intervenire, riporto qui alcune riflessioni che avrei condiviso in quell’occasione.
1. La realizzazione del nuovo ospedale deve essere un’occasione di rilancio dello stesso, delle sue professionalità e del ruolo che può avere all’interno del sistema socio sanitario regionale. Tradotto: non ‘solo’ una questione di muri, per quanto importante, ma soprattutto di ruolo e funzioni. L’obiettivo non può che essere un ospedale sede di Dea di 2°livello, con tutto ciò che questa classificazione comporta, tra cui la terapia intensiva neonatale e non solo.
Le risorse del Pnrr devono contribuire a rilanciare il nostro territorio, anche attraverso la valorizzazione delle professionalità ospedaliere. La firma del protocollo d’intesa del prossimo 15 dicembre deve essere l’inizio di un grande percorso di partecipazione e coinvolgimento di tutte le professionalità socio sanitarie, sociali ed economiche del territorio, come più volte richiesto e dichiarato anche dal sindaco Galimberti.
2. Il futuro di un ospedale e del suo ruolo deve partire da subito. Area donne, Tin, medicina sportiva e riabilitazione sono alcuni dei servizi che hanno subìto un ridimensionamento negli anni. Bisogna lavorare fin da subito per un loro ripristino.
3. Non solo Cremona. La medicina di territorio è il grande tema che la pandemia ha evidenziato.
Le case e gli ospedali di comunità sono la strategia scelta dal governo per riempire questo vuoto, in Lombardia più che altrove. Ad oggi le case e gli ospedali di comunità i individuate da Regione in provincia di Cremona sono poche: 6 case di comunità e 3 ospedali di comunità sono troppo pochi.
Il Governo prevede una casa di comunità ogni 20mila abitanti. La Lombardia ha deciso di realizzarne 1 ogni 50 mila abitanti. Motivo? I soldi. Per rispondere alle richieste del Governo non bastano le risorse del Pnrr. Regione avrebbe dovuto metterne altre. Al momento ha previsto di mettere 85 milioni. Pochini se di pensa che il bilancio regionale destinato alla sanità è di 18 miliardi circa.
Al momento le strutture destinate alla case e agli ospedali di comunità sono edifici pubblici. E anche in questo sta la forte disparità con Mantova. Sarà importante capire in quali strutture private e con che modalità se ne individueranno altre.
L’obiettivo deve essere la “prossimità” e l’accessibilità.
Per ora il CREMASCO vedrà 2 solo case di comunità: una a Rivolta d’Adda e una a Crema. La seconda in un immobile non facilmente accessibile: quello di via Gramsci. Scelto in alternativa all’ex tribunale. Scelta sbagliata! Motivo: costava troppo.
Ricordo che per ogni casa di comunità il Pnrr mette 1.5 milioni. Sarebbero bastati altri 5 milioni di Regione, ottenuti anche sa un risparmio negli anni di alcuni affitti che oggi l’ospedale sostiene, per rientrare. Per un nuovo ospedale a Cremona ci sono 330 milioni e per una casa di comunità a Crema non ci sono 5 milioni? Difficile da credersi.
Per quanto riguarda gli ospedali di comunità la scelta è puntare su Rivolta e Soncino (spazi del comune). CONTROPROPOSTA: a Soncino non è meglio pensare ad una casa di comunità? E magari un secondo ospedale di comunità a Crema, alla Fondazione Benefattori che ha già 20 posti letto mai attivati? E poi serve una terza casa in un altro punto del territorio. E perché non a Soncino? Che senso ha un ospedale di comunità qui, con 20 posti letto, facendolo poi gestire alla Fondazione? Forse si anticipa già la scelta del privato? A pensar male…
Soresina e il soresinese saranno sede sia di casa che di ospedale di comunità: serve chiarire il luogo. Io dico casa nell’ex Robbiani, dove sono già presenti importanti realtà sociali, e ospedale di comunità nel nuovo Robbiani.
Per Cremona al momento sono previste due case di comunità in città. Utile individuare altre strutture nel territorio cremonese con almeno un altro paio di case di comunità, sempre nell’ottica di maggiore prossimità. Stessa cosa per il casalasco, che oggi vede coinvolto solo Casalmaggiore, tra l’altro in spazi non particolarmente idonei.
4. I distretti. In provincia di Cremona ne servono tre, aderenti ai piani di zona: uno nel cremonese, uno per il cremasco e poi quello a scavalco tra il casalasco e il viadanese. Quest’ultimo può aiutare a rafforzare quel territorio, Ospedale OglioPo compreso.
5. Ambulatori. Un altro elemento per rafforzare la presenza di medicina generale sul territorio è la volontà di realizzare Ambulatori socio sanitari territoriali. Al di là della sigla che rischia di ingenerare confusione (Asst), il punto è capire come questi ambulatori potranno contribuire al rafforzamento territoriale, tra gli ospedali, le case di comunità e i distretti. E quante risorse la Regione destinerà per queste strutture, oltre a sapere da chi saranno gestite.
6. Il personale. Questo è un tema fondamentale. Una volta individuate le case di comunità, queste vanno “riempite”. Su questo misureremo la capacità e la volontà di Regione di potenziare davvero la medicina di territorio e la sua necessaria integrazione tra il sanitario e il sociale.