Lucia è senza medico curante da un anno, Maria Rosa attende dal dicembre del 2020 di fare un’ ecografia al seno, pur avendo avuto già un tumore, Barbara ha trovato tutte le liste chiuse per la mammografia fino a fine 2022 ma privatamente potrebbe farla domani, Marco ha cambiato sette medici di base dal 2019. Sono queste solo alcune delle storie di quotidiana sanità che il consigliere regionale del Pd Matteo Piloni ha raccolto in provincia di Cremona e oggi ha raccontato in aula nel quarto giorno della maratona di tre settimane sulla legge di revisione del sistema sanitario lombardo. “Abbiamo ricevuto -afferma Piloni- migliaia di segnalazioni di disagi in gran parte legate al fatto che in Lombardia il servizio sanitario pubblico è del tutto insufficiente e i cittadini sono obbligati a rivolgersi al privato”.
Il perché lo spiegano i numeri. “In Lombardia- attacca Piloni- già nel 2017 il 50% delle prestazioni ambulatoriali e diagnostiche è erogato dalle strutture private accreditate (oltre il 60% nelle province di Bergamo, Como e Mantova), ed è un trend in continua crescita. Dalla metà degli anni ’90, in Lombardia, i posti letto negli ospedali pubblici sono dimezzati, mentre continuano a crescere quelli nel privato. Nel privato vengono effettuati il 35% dei ricoveri, che assorbono il 40% della spesa. È il frutto di scelte politiche chiare operate dalla Regione già con Formigoni, poi da Maroni e oggi confermate da Fontana. Scelte che hanno stabilito l’equivalenza tra sanità pubblica e privata, nel nome della libertà di scelta. Ma la realtà è che oggi non c’è alcuna libertà per il cittadino ma c’è l’obbligo di scegliere il privato a pagamento, perché nel pubblico non si trovano le prestazioni se non a mesi di distanza. Non è giusto e non è equo, perché chi non ce la fa a pagare l’esame o la visita dal privato è costretto ad aspettare mesi, e chi, invece, sceglie di pagare per non attendere tempi biblici, paga due volte, con le proprie tasse e poi allo sportello dell’operatore privato”.
“La scelta della riforma in discussione- sottolinea Piloni- firmata da Fontana e Moratti, è di rinforzare l’equivalenza del privato con il pubblico, senza inserire alcun elemento di governo e programmazione. In Lombardia i privati sono liberi di scegliersi le prestazioni che il servizio sanitario regionale paga meglio, mentre le prestazioni più richieste vengono lasciate al pubblico, che non ce la fa a soddisfarle tutte, spingendo di fatto le persone a prenotare, a pagamento, presso i privati. Con la riforma di Moratti e Fontana questa impostazione viene ribadita e rinforzata, non certo a vantaggio dei cittadini”.
“Noi questo- conclude Piloni- non lo possiamo accettare. Non siamo contro il privato ma siamo convinti che sia il pubblico a dover governare l’offerta e per questo chiediamo alla giunta di ascoltare, per una volta le ragioni degli altri e cambiare una legge sbagliata che non garantisce ai cittadini, come impone la Costituzione il diritto universale alla salute.”
Il Pd, sul rapporto tra sanità pubblica e privata, ha presentato numerosi emendamenti alla legge in discussione in aula, chiedendo che la Regione superi l’attuale sistema di remunerazione della sanità privata accreditata, e che venga data priorità ai bisogni di cura dei cittadini rispetto alle scelte di convenienza degli operatori privati.