L’ennesima morte sul lavoro chiede a tutti un impegno perché non accada mai più. Un impegno definitivo, però. Perchè la politica non può occuparsi delle morti del lavoro limitandosi a commentarle solo quando accade la tragedia.
Solo due anni fa in Consiglio Regionale veniva approvato all’unanimità la proposta del Partito Democratico che chiedeva alla giunta di destinare risorse e strumenti per effettuare maggiori controlli a cui, evidentemente, la Regione non ha dato corso.
Non è accettabile che nel 2021 si muoia ancora di lavoro. E’ di pochi giorni fa la scomparsa di una ragazza di 22 anni a Prato, mentre i numeri degli incidenti sul lavoro sono allarmanti: gli infortuni sul lavoro in Lombardia nel marzo scorso sono stati 7237 mentre tra gennaio e marzo sono stati 23900.
185 i morti in Italia, di cui 22 solo in Lombardia (dati al 31 marzo).
Una tragedia quotidiana, troppo spesso dimenticata, per cui è evidente che le istituzioni non stanno facendo abbastanza.
Per porre fine a questa tragedia ora è necessario l’impegno di tutti. Ogni giorno in Italia si contano vittime nei settori della manifattura, delle costruzioni, dei trasporti, del magazzinaggio, del commercio e anche della sanità. In queste settimane siamo tutti concentrati sulla ripartenza, ma credo non possa esistere un vero riscatto a questo anno di pandemia se non si affronta il tema della sicurezza sul lavoro. La questione ci riguarda tutti, è un’emergenza. E tutti, datori di lavoro e istituzioni, devono concorrere a risolverla. E’ evidente che in Regione Lombardia bisogna fare di più, molto di più, sulle politiche di prevenzione e sulla sicurezza sul lavoro, che in questo anno e mezzo, sono state completamente abbandonate. Bisogna mettere questo tema in cima all’agenza della nostra Regione, istituendo una commissione d’inchiesta sulle condizioni del lavoro in Lombardia e dedicando nella riforma della Legge 23 capitoli interi alla prevenzione e al potenziamento dei controlli. Ma anche più formazione costante per datori di lavori e dipendenti.