Scuole chiuse dalla sera alla mattina, figli in didattica digitale integrata, ma nessun congedo parentale previsto, perché tecnicamente non si tratta di “zona rossa”, decisa dal Governo, ma di “fascia rossa” o “fascia arancione rafforzata” prevista dalla Regione Lombardia. È il problema che riguarda moltissime famiglie della provincia di Brescia e di quei comuni delle province di Bergamo, Cremona (Soncino), Milano (Bollate), Varese (Viggiù) e Pavia (Mede) che rientrano nelle misure restrittive introdotte di recente dalla Giunta regionale guidata da Attilio Fontana.
Del tema si fa carico il gruppo regionale del Pd, con il consigliere Matteo Piloni, che chiede alla Regione di attivarsi per risolvere una situazione che sta creando non pochi disagi a moltissime famiglie lombarde.
“Con la zona rossa, per effetto del decreto legge 137 del 2020, per i soli genitori degli studenti di seconda e terza media rimane la possibilità di ottenere il congedo parentale – dichiara Piloni -. Stiamo parlando di Inps e di lavoratori dipendenti. Solo con la zona rossa. Ma oggi ci troviamo con decine di migliaia di ragazzi, delle scuole di ogni ordine e grado, in didattica a distanza per effetto delle decisioni della Regione, e tantissimi genitori in grande difficoltà, perché per seguire i figli devono prendere permessi o ferie. È un problema nuovo, emerso con l’introduzione delle “fasce” decise a livello regionale, e la Regione deve trovare il modo di affrontarlo, sollecitando l’Inps regionale perché introduca il congedo parentale per chi si trovi in questa condizione. Rivolgo questo appello al presidente Fontana, perché per troppe famiglie questo è un ulteriore problema da risolvere in tempi già così complicati, in cui non si può nemmeno, per chi ce li ha, contare sull’aiuto dei nonni.”