A proposito di #dati.
Pubblico tre grafici (che non hanno valore ufficiale) che sono stati predisposti dal mio collega
Samuele Astuti
, che ogni settimana realizza un report sull’andamento del Covid in Lombardia, mettendo insieme i dati ufficiali pubblicati da Regione Lombardia (numero di tamponi, i casi positivi, i decessi, i letti di terapia intensiva, ecc…).
Il primo fa vedere la crescita della curva in Lombardia nelle ultime settimane.
Il secondo mostra la stessa curva per la provincia di Cremona.
Il terzo mostra la situazione di persone positive in ogni provincia ogni 100mila abitanti. L’ultima settimana vede ogni provincia in crescita. Cremona è tra le più basse.
Attualmente critiche sono le province di Mantova, Brescia, Como, Varese, Pavia e Sondrio.
Alcune note:
il numero di tamponi eseguiti in Lombardia è calato notevolmente rispetto a novembre. L’ultima volta che si sono eseguiti 40mila tamponi era il 4 dicembre;
nell’ultima settimana (8-15 gennaio) si registra un aumento di casi positivi del 19% rispetto alla settimana precedente;
il rapporto tra tamponi eseguiti e nuovi positivi registra una flessione dal 20% al 18%;
il numero dei ricoverati NON in terapia intensiva è cresciuto;
i decessi sono calati del 7% rispetto alla prima settimana di gennaio.
Il trend a livello regionale è altalenante (sale, poi scende, poi sale ancora). Non è un aspetto positivo, perché significa che non c’è un’attività di controllo costante. E, aggiungo, dimostra che commentare i dati giornalieri, come viene fatto fin dall’inizio della pandemia, e anche settimanalmente è un limite.
La percentuale dei risultati positivi dei tamponi effettuati su persone «nuove» sale in maniera preoccupante: non c’è un monitoraggio efficace e abbiamo bisogno di un numero superiore di tamponi.
Cosa dobbiamo fare?
Aumentare il numero dei tamponi;
organizzare meglio e in fretta la campagna vaccinale, in cui la Lombardia rimane ancora agli ultimi posti rispetto alle altre regioni;
garantire i test rapidi alle scuole e inserire nel piano vaccinale il personale scolastico;
valutare seriamente la possibilità di prevedere differenziazioni tra territori (a tal proposito il Ministero della salute ha inviato agli organi competenti la richiesta in tal senso del nostro territorio, insieme a quelle di Bergamo e Lodi. Regione Lombardia non pervenuta);
lavorare sulla riforma della legge 23 che governa il servizio socio-sanitario regionale per rafforzare la medicina di territorio.
Cosa non dobbiamo fare?
Mettere la testa sotto la sabbia, buttarla sempre in caciara e fare confusione sui dati solo per motivi di propaganda.
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