Lombardia sarà zona rossa.
Non per qualche “punizione”, ma perché lo dicono i numeri. Perchè la medicina di territorio è stata fortemente indebolita. Perché la campagna antinfluenzale è stata un fallimento. Perché le attività di tracciamento si sono allentate. Perché sul trasporto pubblico non si è investito come si sarebbe dovuto e potuto.
Ricordo a tal proposito che le regioni hanno competenza sulla sanità e sul trasporto pubblico.
Bisogna aumentare il numero di tamponi giornalieri, fare i test rapidi nelle scuole, organizzare bene le vaccinazioni anti-Covid.
E ognuno di noi rispettare le regole che ormai conosciamo: mascherina, distanziamento e pulizia delle mani.
Solo cosi fermiamo il virus. Solo così possiamo far ripartire in sicurezza anche le attività commerciali.
Nel frattempo ritengo importante prevedere differenziazioni territoriali. La provincia di Cremona registra circa 120 contagi a settimana ogni 100mila abitanti. Un numero da non sottovalutare e che non consente di abbassare la guardia. Ma certamente numeri e una situazione ben diverse da quelli di Varese, Como o Mantova. Cosi come la sorveglianza sanitaria, in parte perché i primi ad essere investiti dalla pandemia, in questi mesi si è organizzata con realtà assenti altrove, come ad esempio il centro covid territoriale realizzato nel cremasco dove infermieri e pneumologi vanno già al domicilio dei pazienti e li seguono quotidianamente per telefono.
A partire dalla scuole, è importante aprire una riflessione seria su queste differenze territoriali, almeno su determinate attività.
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