Matteo Piloni/ Aprile 3, 2020/ Comunicati stampa/ 0 comments

La situazione delle nostre Rsa così come degli Istituti di riabilitazione è molto seria.
Prendersela con i consigli di amministrazione è un errore, oltre che ingiusto.
La situazione è difficile ovunque, sia per la carenza dei dispositivi di protezione sia per le difficoltà legate alla carenza di personale.
Situazione che le direzioni e i consigli di amministrazione si sono trovati a dover gestire da soli. Fin dall’inizio dell’emergenza, quando tutti eravamo  (giustamente!) concentrati sugli ospedali.

Vanno ringraziati per il lavoro che stanno facendo. Così come vanno ringraziati tutti gli operatori delle nostre Rsa, che non sono operatori di serie B, unitamente alle famiglie degli ospiti che devono essere tranquillizzate garantendo loro tutto quanto necessario e che, questo si, è compito dei consigli di amministrazione e dei direttori.

A tal proposito ricordo che proprio le Rsa e gli Istituti di riabilitazione della nostra provincia sono state le prime in Italia a chiudere l’accesso ai famigliari fin dai primi giorni. Proprio per tutelare i pazienti e le loro famiglie. Una scelta difficile, che è stata oggetto di critiche, ma che si è rivelata lungimirante.

Dove sta l’errore? Come spesso avviene, il pesce puzza dalla testa.

Regione si è occupata fin da subito ad affrontare l’emergenza degli ospedali, e non ha affrontato il resto.
La scelta di chiedere alle Rsa e agli Idr di destinare posti letto a pazienti covid 19 e’ figlia di questa assenza di strategia, ed è sbagliata.
È la Delibera della Regione Lombardia n.XI/2906 del 8/3/2020, “su proposta dell’assessore Gallera”, a prevedere l’utilizzo delle Case di Riposo (RSA) e degli Istituti di riabilitazione “per l’assistenza a bassa intensità dei pazienti COVID positivi”.

Con la stessa delibera, Regione Lombardia, ha bloccato le liste d’attesa per gli Idr e le Rsa.
Non è una scelta delle Rsa né dei Comuni. È una scelta di Regione Lombardia.
Da giorni chiediamo che questa delibera sia ritirata, perchè non si può entrare così nelle Rsa e negli Idr.

Comprendo perfettamente l’esigenza di recuperare posti letto, ma non va fatto in questo modo, soprattutto di fronte alla carenza di personale e di dispositivi di protezione.
E soprattutto senza aver prima cercato alternative (ospedali dismessi) e attivato davvero un’assistenza domiciliare che consenta ai medici di base di poter svolgere al meglio il proprio lavoro. Cosa che chiedono da tempi anche loro.

Proprio per questo bisogna insistere nel chiedere alla Regione, e non ai singoli Cda!, di organizzare i controlli sui tamponi non solo al personale che rientra, ma a tutti gli operatori così come ai pazienti. Andava fatto prima? Assolutamente si. Ma va comunque fatto. E presto. E non a pagamento. Non si può e non si deve chiedere alle singole strutture di pagarsi i tamponi. È inaccettabile. Così si apre la strada ai tamponi a pagamento, e cioè a chi se lo può permettere!
Così facendo si genera il dubbio che l’assenza di tamponi a livello regionale sia una questione economica? E a sei settimane dall’inizio di questa emergenza, è diventato qualcosa di più che un dubbio.

Oggi invece serve una strategia di prevenzione che allarghi la platea dei tamponi: alle Rsa, ai centri per i disabili e alle persone che vivono a casa con un paziente positivo, così come alle persone che presentano lievi sintomi.
Questo è ciò che va chiesto con forza a Regione.

Matteo Piloni
Consigliere regionale pd

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