Matteo Piloni/ Maggio 16, 2019/ La settimana in Consiglio/ 0 comments

 
Con l’abolizione del Sistri, il Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti, voluta da questo Governo, si è ridotta notevolmente la capacità di monitorare i rifiuti pericolosi tramite tracciabilità.
 
Promosso in virtù della semplificazione, l’effetto dell’articolo contenuto nel decreto legge approvato dal Governo lo scorso dicembre si è invece tradotto in un ritorno al passato nel controllo della tracciabilità dei rifiuti. Il Sistri era stato introdotto proprio con questo scopo e si basava sull’utilizzo di due apparecchiature elettroniche: una scatola nera da montare sui mezzi adibiti al trasporto dei rifiuti per tracciarne i movimenti, e un token usb da 4 gbm, dispositivo di firma digitale portabile, che permetteva di sottoscrivere documenti informatici”.
 
Ma dal 1 gennaio 2019 il cosiddetto Decreto Semplificazione ha confermato l’abolizione del metodo di monitoraggio. Sistri intendeva sostituire il sistema di gestione cartaceo e permettere agli organi di controllo un più efficace monitoraggio dei flussi di rifiuti sul territorio nazionale. Ma lo strumento è stato ritenuto inefficace e abolito senza che sia stato introdotto un sistema di controllo elettronico alternativo.
 
Ora, fino alla definizione di una nuova metodica, che sarà organizzata e gestita direttamente dal Ministero dell’Ambiente, i soggetti obbligati continueranno a utilizzare gli adempimenti cartacei, compilando registri di carico e scarico e formulari di identificazione dei materiali. Ma a questo punto è evidente che si alza il rischio che i rifiuti non vengano smaltiti in maniera corretta e che finiscano a riempire centri di stoccaggio spesso abusivi con le conseguenze che abbiamo visto in questi mesi soprattutto in Lombardia.
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